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Coronavirus: è evidente a chiunque, fintanto che ciò sarà necessario, che quanto sta accadendo impone di attivarsi per adattare il nostro modo di vivere ed evitare il contagio.
Il “lock-down”, infatti, ci ha consentito di metterci immediatamente al riparo dalle più ampie conseguenze che il virus avrebbe generato se non avessimo adottato questa misura estrema di emergenza.

La vera sfida, che ci porterà inevitabilmente a convivere con il virus, comincerà proprio con la cosiddetta fase 2. Adattarsi, pianificando e organizzando le misure di tutela, e successivamente garantendo una concreta e puntuale loro gestione, saranno attività indispensabili.
Al contrario, qualsiasi approccio improvvisato, superficiale o peggio “scaltro”, nella migliore delle ipotesi non produrrà alcun risultato se non quello di sprecare tempo e risorse, esponendoci ad un grave rischio in un periodo che sarà particolarmente impegnativo per le Aziende.

L’Azienda, però, ha un vantaggio: per sua natura è una comunità che naturalmente è portata ad organizzarsi … e allora mettiamo a frutto questa opportunità.

Il punto di partenza sarà un’attenta e peculiare valutazione dei rischi mirata ad individuare ed indagare tutti i “punti” in cui ci può essere contatto con il virus, considerando tutte le possibili occasioni: da quando una Persona entra, fino a quando esce dall’Azienda … e naturalmente anche “al di fuori” per coloro che operano all’esterno.

Il passo successivo sarà la definizione e l’implementazione delle misure di tutela che dovranno, per quanto possibile, essere: semplici, di immediata comprensione, condivise, efficaci ed economiche.

Vediamo le misure di tutela più importanti!

  1. Consapevolezza: ogni Lavoratore deve essere cosciente della potenziale gravità del rischio e dell’importanza che il proprio modo di agire è influente per tutelare sé stesso e gli altri: sensibilizzazione e formazione finalizzate all’adozione di atteggiamenti attenti e prudenti nelle relazioni ed attività, uniti ad un coerente atteggiamento da parte delle Figure che hanno ruoli di responsabilità, devono diventare attività fondamentali.
  2. Distanziamento: chiunque ne comprende il significato, è in grado di misurare la “distanza di sicurezza” e l’immediata efficacia.
    Laddove è possibile andranno adottate opportune misure di natura tecnica, organizzativa o gestionale come: l’uso di segnaletica verticale e orizzontale, l’interposizione di barriere fisiche, la revisione finalizzata dei lay-out, l’introduzione della turnazione, il mantenimento dello “smart working e le azioni per incentivare l’attenzione su questa tematica in fase di programmazione delle attività aziendali: trasporto, lavorazioni, riunioni, uso dei servizi igienici e sala mensa, manutenzione, ecc., sono solo alcune delle iniziative che potranno essere previste.
  3. Rispetto delle corrette prassi igieniche personali: in questa seconda fase, è probabile che il virus si diffonderà soprattutto per contatto: lavarsi accuratamente le mani prima di determinate attività, evitare di usare gli apparecchi degli altri come il telefono, gestire correttamente le attrezzature ed i mezzi di uso comune, il lavaggio degli abiti da lavoro rispettando determinate regole e magari affidandoci a lavanderie attrezzate per l’igienizzazione, ci consentiranno di ridurre la possibilità di veicolare il virus.
  4. Pulizia e sanificazione degli ambienti, degli impianti e delle attrezzature di lavoro: questo sarà un argomento a cui occorrerà prestare molta attenzione dal punto di vista tecnico e procedurale: un approccio errato o insufficiente potrebbe essere non solo inutile e dispendioso, ma anche pericoloso.
    Prediamo in considerazione come esempio alcune delle variabili che condizionano le scelte per la sanificazione degli ambienti.
    a) Un ufficio dedicato ad una sola Persona ha meno esigenze, piuttosto di un ambiente che prevede la presenza di pubblico o usato alternativamente da più Persone, come una sala riunione o la reception.
    b) Un reparto o un impianto produttivo, i servizi igienici, gli spogliatoi, le aree break o i locali di consumo pasto, un locale utilizzato da un Lavoratore risultato positivo al coronavirus, sono tutti esempi con diverse esigenze di disinfezione.
    c) Scelta dei prodotti disinfettanti, alcuni anche se classificati come “presidi medico chirurgici” possono avere scarsa efficacia per la disattivazione del coronavirus.
    d) Scelta della metodologia di disinfezione più adeguata: manuale, per nebulizzazione o per diffusione.
    e) Frequenza: più volte nello stesso giorno, ovvero giornaliera, settimanale o all’occorrenza, tenuto conto che un locale igienizzato perde potenzialmente la propria caratteristica non appena è utilizzato.
    f) Adozione di efficaci procedure operative: prima della disinfezione è importante effettuare una accurata pulizia, assicurare la corretta gestione delle confezioni e la preparazione delle soluzioni disinfettanti, il rispetto dei tempi di contatto, la successiva bonifica degli ambienti, la protezione degli Addetti e la corretta gestione delle loro attrezzature e dei DPI, lo smaltimento dei rifiuti, ecc.
  5. Uso dei DPI: vale pena ricordare che la dottrina e l’esperienza ci ha insegnato che l’uso del DPI deve rappresentare l’ultima delle soluzioni adottabili: quando cioè tutte le altre soluzioni, incluso le misure di protezione collettiva, come può essere il montaggio di uno schermo fisso trasparente di separazione, non sono adottabili o non sono adeguatamente efficaci (gestione del rischio residuo).
    Per molti motivi, che non possono essere dettagliati in questa breve nota, l’uso ad esempio di una protezione facciale deve essere evitata fintanto che ciò sia possibile.
    Qualora fosse inevitabile l’uso del DPI, occorre scegliere quello più adatto, possibilmente certificato CE o almeno validato dall’INAIL, averlo disponibile in un numero sufficiente rispetto alle esigenze, deve essere correttamente gestito in tutte le sue fasi, essendo, infine, un DPI che ci protegge da un rischio potenzialmente letale, l’Utilizzatore non solo deve essere formato, ma anche addestrato all’uso (obbligatoria la registrazione di questi interventi).
  6. Contenimento ed efficacia dei costi: tutti questi interventi hanno un costo che, anche se ammortizzabili fiscalmente, devono essere ben calibrati: misure o attività inutili o solamente inadeguate, oltre ad avere un peso economico sull’Azienda, sottraggono denaro ad azioni che potrebbero invece essere adottate per prevenire più efficacemente il contagio.
    Alcuni esempi:
    • interventi di sanificazione economici o con scarsa frequenza rispetto alle reali necessità, impattano economicamente e generano la fuorviante illusione di aver contenuto il rischio di contagio.;
    • cresce l’interesse per l’indagine sierologica: al di là delle problematiche che a una simile indagine s’accompagnano, fintanto che non avremo la certezza che chi ha avuto un contatto con il virus sia diventato immune, cosa serve questa informazione all’Azienda?
  7. Organi di controllo e indagini della Magistratura: non è difficile immaginare che nella fase 2, anche in funzione di come evolverà l’epidemia, saranno potenziati nelle aziende i controlli da parte delle ASL/ATS, INL, CC, PL o VVF tesi a verificare l’adeguatezza delle misure adottate e quindi sanzionare l’Azienda negligente.
    Un altro aspetto da non trascurare è il fatto che già oggi l’INAIL considera, al momento solo per determinate categorie come gli Operatori sanitari e chi opera a contatto con il pubblico, il contagio come un infortunio sul lavoro.
    Di conseguenza, nel caso in cui un Lavoratore dovesse contagiarsi e non si possa ragionevolmente escludere che ciò non sia avvenuto in “occasione di lavoro” (vige la regola della “concausa”), inevitabilmente scatterebbero approfondite e specifiche indagini da parte delle Ente assicurativo che possono portare anche ad una denuncia alla Magistratura.

Conclusioni: con questa breve nota si è voluto fornire alcune indicazioni che possono essere utili spunti per le azioni che a breve, chi non si è ancora attivato, dovrà attuare prima della riapertura anche facendo riferimento a quelle che saranno le regole che verranno imposte dalle Autorità.
Il semplice rispetto delle suddette, contrariamente a quello che qualcuno ha potuto erroneamente ritenere, non produrrà i risultati attesi a meno che ciascuna Azienda saprà efficacemente calarle nella propria realtà in modo concreto e mirato.

A tal fine, Effeti Consulenze prossimamente metterà a disposizione una “check list” mirata che potrete usare per una rapida autoverifica del vostro livello di sicurezza finalizzato alla prevenzione dei contagi.